11 ott 2016

La curiosità viene... domandando!

Affrontare al meglio l’età dei “perché?”

Nonostante la pazienza venga messa a dura prova, occorre avere l’accortezza di non spegnere l’innata curiosità dei bambini. Questo non deve avvenire solo a scuola, ma anche a casa, dove il bambino arriva ancora spesso carico di ulteriori domande.

Secondo la psicologia dell’età evolutiva, l’età dei “perché” comincia attorno ai 3 anni e si protrae fino a circa i 5 anni e oltre. Tuttavia, i “perché” di un bambino curioso non smettono mai, cambiano semplicemente significato e modalità.

Per prima cosa, ricordati che non esistono “troppe domande” o “domande sciocche”: ogni quesito è un’occasione unica per comunicare, educare e dare un senso al tempo speso insieme ai tuoi bambini.

La risposta giusta

Non è assolutamente necessario che un genitore si sfinisca con spiegazioni elaborate. A volte l’insistenza di un bambino può innervosire parecchio, ma guai a vietare di porre domande! Un buon sistema per disinnescare i “perché” a ciclo continuo è rispondere con un “secondo te perché?”.
Indipendentemente dall’età, una parte importante dell’apprendimento è cercare da soli le spiegazioni facendo ipotesi.
Quando i bambini entrano nell’età scolare, le domande si fanno più complesse ma talvolta la scuola – anche quando gli insegnanti sono particolarmente illuminati e pro attivi – è vincolata dai programmi didattici e da obiettivi standard di apprendimento, lasciando poco spazio alla curiosità e all’approfondimento personale.
È importante che a casa si possano discostare dalle regole di pensiero già prestabilite e che possano essere lasciati liberi di arricchire la propria conoscenza del mondo, anche in maniera apparentemente poco coerente.

L’importanza del dialogo

Ricordati che la proprietà di linguaggio è sia un mezzo sia un fine: serve come strumento per comprendere ed essere compresi. Quando tuo figlio o tua figlia fa una domanda, prima di dare una risposta prenditi del tempo e approfittane per invitarlo o invitarla a spiegarsi meglio possibile. Con il trascorrere degli anni avrai bisogno di più di cinque minuti per trovare una risposta corretta o soddisfacente, quindi tanto vale approfittarne per arrivare insieme alla soluzione del quesito, arricchendo il vocabolario e cercando di utilizzare insieme le parole scientificamente più pertinenti.
Fermati, ritaglia qualche minuto del tuo tempo per dare attenzione totale, guardalo negli occhi e fai percepire il tuo interesse. Resisti all’ansia di correggere o di fornire la risposta giusta più in fretta possibile, per toglierti il pensiero: con i più piccoli non funzionerà perché le domande sono un modo per solleticare la creatività, mentre con i più grandi perderai un’importante occasione di dialogo, fondamentale non solo nel rapporto figlio-genitore ma anche in quello allievo-maestro.
I bambini non vedono l’ora di far entrare gli adulti nel loro mondo e, se farai passare in secondo piano i propositi didattici un po’ enciclopedici, ti accorgerai che attraverso i “perché” imparerai tantissimo anche tu.